Arredo italiano in Russia: il futuro è nella fascia media

Con una successione a effetto, si dice spesso che l’Italia in Russia significhi soprattutto Alimentare, Abbigliamento e Arredamento.
Per quanto riguarda i mobili, la conferma arriva dai dati. Secondo il Report 2016 del Gruppo BPC International, infatti, la fetta delle importazioni nel mercato in questione vale in totale il 56% e l’Italia risulta il secondo partner con il 19% (vista dal Belpaese, il 5% delle esportazioni di settore, secondo il Csil).

L’arredamento Made in Italy mantiene un discreto successo in Russia, soprattutto grazie alla varietà di design e materiali e alla profondità di gamma delle referenze. Sinora, i prodotti di arredo italiani hanno soddisfatto principalmente il segmento superiore della domanda, generatosi attraverso la maggiore concentrazione delle ricchezze nelle mani dei ceti che per primi hanno beneficiato delle aperture di mercato post-sovietiche (magnati, imprenditori, operatori finanziari). Non è un caso, infatti, che le importazioni italiane di arredamento abbiano sostanzialmente mantenuto la propria posizione anche dopo l’avvento delle sanzioni commerciali internazionali.

Oggi le opportunità più interessanti provengono, invece, dalla domanda di fascia media (circa il 40% del mercato), collegata con un maggiore accesso al credito al consumo e con le nuove politiche di pianificazione edilizia e di incentivazione fiscale per le imprese.
Secondo GIM Unimpresa (Associazione degli Imprenditori Italiani in Russia), il mercato dell’edilizia e del mobile riceverà un notevole impulso dalla demolizione dei khrushchevki (grossi prefabbricati di epoca sovietica, a cinque piani). L’operazione consegnerà alle nuove costruzioni 60 milioni di metri quadrati in tre anni. Mentre l’ICE sostiene che, nella sola Regione di Mosca, le nuove abitazioni copriranno 7,5 milioni mq ogni anno per i prossimi dieci anni.

In questo contesto, le imprese italiane potranno beneficiare dei vantaggi concessi dalle cosiddette Zone Economiche Speciali (ZES), sia per quanto riguarda la fiscalità, sia per taluni aspetti relativi ai dazi e agli adempimenti amministrativi. In queste aree, vige l’esenzione doganale e l’imposta sul fatturato è del 5% nei primi 5 anni, sino a un progressivo 10% nei successivi dieci anni.

Anche il Contract sembra legato a doppio filo alla pianificazione edilizia. Stando ai dati forniti dall’esperto di mercato Sabino Menduni, nei primi 8 mesi del 2016 erano state autorizzate costruzioni di immobili commerciali per 3,02 milioni di metri quadrati: 795mila mq di magazzini, 645mila mq di stabilimenti produttivi, 604mila mq di spazi commerciali e 112mila mq di uffici. Tutto ciò in aggiunta ai 2,7 milioni mq già in corso di costruzione.

Gli showroom e i grandi studi di architettura rappresentano il canale di vendita migliore per l’arredamento italiano di fascia alta in Russia. Mentre gli importatori specializzati e i grandi magazzini delle città maggiori gestiscono i prodotti a più larga diffusione. Come le cucine, che – secondo il Centro Studi Federlegno Arredo – rappresentano l’unico comparto con variazione positiva nel confronto tra gennaio 2015 e gennaio 2016: +5,1%.

Si fa largo sempre più anche il canale online. Secondo il rapporto RBK, nel 2016 il 21,6% dei consumatori russi ha comprato arredamento in Internet, con incrementi imponenti anno su anno.

 

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