Divani, la tapezzeria eco sarà in pelle d’uva

Vera pelle e pelle rigenerata. Due tappezzerie profondamente diverse, due livelli di prezzo distanti tra loro, ma una sostanziale indifferenziazione agli occhi (e nella consapevolezza) del consumatore.

Lo afferma una recente indagine riguardante i divani, condotta negli Stati Uniti da Impact Consulting Services e riportata sull’ultimo numero di Home Furnishing Business. Il 56,7% degli intervistati, infatti, non ha saputo dire come è fatta la pelle rigenerata, mentre per il 16,7% del campione la definizione si riferisce addirittura a un trattamento migliorativo della vera pelle.

La capacità di distinguere tra vero cuoio animale e composti di scarti di pellame e lattice (così è fatto il rigenerato di fibre di cuoio) anche tra i consumatori europei non è poi così comune.
Ma ora dall’Italia arriva l’invenzione di un rivestimento che non lascia dubbi alla libera interpretazione. Un materiale del tutto eco-compatibile, qualitativamente pregevole e facilmente riconoscibile quanto a provenienza e lavorazione: il WineLeather, la pelle ricavata da uva, semi e raspi.

L’idea è dell’architetto milanese Gianpiero Tessitore, designer di poltrone, divani e accessori, con il pallino della sostenibilità. Grazie all’aiuto del chimico ambientale Francesco Merlino, dopo tre anni di ricerca e sviluppo dedicati alla messa in opera dell’intuizione iniziale, il giovane progettista ha realizzato un nuovo materiale del tutto simile alla pelle, ricavandolo dalla lavorazione degli scarti della produzione vinicola.

Nell’anno in corso, il brevetto ha già ottenuto prestigiosi riconoscimenti. A cominciare dal trionfo al Global Change Award, il concorso della H&M Foundation che lo ha premiato come miglior progetto tra i 2.885 provenienti da 130 Paesi nel mondo. Un successo bissato con il primo premio all’Unicredit Innovative Made in Italy di Unicredit Start Lab, per cui WineLeather è risultata la migliore innovazione Made in Italy 2017.

Vegea, la start up guidata da Tessitore, ha calcolato che dai 7 miliardi di chili di vinacce prodotte in un anno dalle vinicole di tutto il mondo sarebbe possibile ricavare 3 miliardi di metri quadrati di speciale pelle d’uva, a consumo di acqua zero rispetto ai 240 litri occorrenti per la concia di un solo metro quadrato di pelle animale.
Senza contare il vantaggio di eliminare dalla produzione l’uso di sostanze chimiche e inquinanti, che sono invece necessarie per la conciatura.

L’innovazione, inoltre, risulta notevolmente adattabile ai macchinari e ai processi produttivi della tradizionale lavorazione delle pelli animali e sintetiche, permettendo così una certa facilità e rapidità di immissione nell’industria di settore.
Al comparto dei divani (come a molti altri settori collegabili con la tappezzeria, la pelletteria e la moda) toccherà chiudere quello che a tutti gli effetti è un ciclo di cosiddetta simbiosi industriale ovvero l’assioma economico secondo il quale gli scarti di alcune imprese sono le materie prime di altre. Uno dei driver più importanti dell’economia del futuro.

 

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