I tassi di crescita della sua economia (+7% nel 2016) e la rapida evoluzione delle condizioni sociali attualmente qualificano l’India come il mercato di riferimento sullo scenario asiatico, per ogni categoria merceologica.
Non si sottrae a questa considerazione il settore dell’arredamento, la cui impennata – secondo la Banca Mondiale – varrà un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 50,42%, per il periodo 2014-2019. Con un incremento sensibile anche del segmento dei mobili di lusso, previsto in 27,01 miliardi di dollari entro il 2020.
Sarà per questo che Ikea ha deciso di indirizzare notevoli risorse al mercato indiano, non solo spostando in loco parte della produzione destinata al fabbisogno interno, ma anche pianificando l’apertura di 25 negozi entro il 2025 in India.
D’altronde, le più recenti ricerche di mercato (TechSci Research) prevedono che la domanda di mobili in India supererà i 27 miliardi di dollari entro i prossimi 5 anni. La maggiore richiesta arriverà dall’incremento dell’edilizia residenziale, al cui impulso concorre già da oggi il Piano Housing-for-All, messo a punto dal Governo per lo sviluppo controllato di 100 smart cities entro il 2022 e destinato soprattutto al fabbisogno abitativo della crescente classe media. Già oggi, infatti, 784 centri urbani assorbono da soli il 41% del consumo di arredamento.
Il segmento degli uffici e delle sedi istituzionali, quello dell’ospitalità turistica (entro il 2022, il 23% degli hotel di nuova costruzione sulle sponde asiatiche del Pacifico sorgerà in India), il retail (secondo Indiaretailing.com, in questo momento vale già il 19% del mercato) e gli ospedali (nuovi investimenti in vista) completeranno il quadro della domanda.
C’è da dire che nell’ultimo anno l’evoluzione dello scenario ha subito una battuta d’arresto per via del programma di demonetizzazione, attuato dal Governo con l’obiettivo dichiarato di arginare l’evasione fiscale. Il ritiro delle banconote di taglio più diffuso tra i cittadini indiani, di fatto, ha però prodotto una fortissima contrazione dei consumi, facendo regredire il tasso di crescita del PIL al 6,1% nel primo trimestre del 2017 e al 5,7% nel secondo trimestre.
Anche in ragione di questo fallimento, è lecito aspettarsi che tale politica monetaria del Paese sia stata solo un fatto contingente, per quanto grave, e che l’India possa riprendere il passo delle stime di previsione.
Quella indiana, infatti, resta comunque una grande opportunità, da subito entrata nell’orbita business dell’industria del mobile italiana, che nel 2015 ha guidato la classifica delle 10.500 aziende esportatrici verso l’India, precedendo Germania, Spagna, Cina, Corea, Malesia, Indonesia, Filippine e Giappone.
L’esperienza maturata in India da Gabriele Magliola aiuta a riconoscere, attraverso dati di fatto, una relazione sempre più stringente tra l’appeal italiano e il cambiamento delle tendenze di consumo dei nuovi acquirenti indiani, che hanno abbandonato il classico e l’etnico per il contemporaneo e il design lineare.
Ciò anche perché l’età media di chi compra casa in India è scesa da 40 a 27 anni, configurando il ritratto di un consumatore-tipo maggiormente consapevole, amante della tecnologia e portato a seguire uno stile di vita più occidentale. Un orientamento che lo vede sempre più in cerca di arredi personalizzati, modulari, bilanciati per ergonomia e design, realizzati in legno, vetro e metallo, secondo cicli di produzione sostenibili.