Gli Europei cambiano i loro arredi da giardino in un intervallo medio di tempo che varia da ogni 3 a ogni 6 anni, contro la media dei 15 anni registrata per il resto dei mobili. Ciò soprattutto perché il ricambio è economicamente meno impegnativo e più facilmente collegabile con l’evoluzione del design e degli stili di vita.
Anche sulla scorta di queste motivazioni, si va affermando sempre di più la tendenza a portare l’outdoor negli ambienti chiusi della casa che lo possano in qualche maniera ricordare, esaudendo la voglia di spazi aperti anche in verande, stanze, terrazze e porticati con vetrate wide screen.
D’altro canto, già da tempo si assiste alla tendenza opposta ovvero alla trasformazione di alcuni spazi aperti e zone del giardino in deliziosi angoli outdoor living, in cui è la comodità propria dei layout domestici a conformarsi alla specificità dell’aria aperta, con salottini e complementi di pregio resistenti e impermeabili.
Ed ecco che il confine tra fuori e dentro diventa molto meno netto, anche nell’uso dei materiali e nel design degli arredi, che abbandonano il vimini per l’alluminio, la plastica, il teak, il legno e persino gli imbottiti speciali, a prova di ogni ambiente.
Proprio per questa intercambiabilità delle destinazioni d’uso, per il consumatore diventa fondamentale l’attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza, che deve restare una costante sia per gli usi esterni sia per quelli interni (per esempio, una tollerata volatilità di sostanze disperdibili all’aria aperta potrebbe rappresentare un problema all’interno della casa).
Dal punto di vista commerciale, l’affermazione dell’”ibrido” non ha cambiato la denominazione del segmento dei mobili da esterno, ma ne sta determinando la trasformazione. La domanda sullo scenario mondiale è complessivamente aumentata, guidata dal mercato statunitense, che gode di un progressivo incremento dell’edilizia residenziale. Secondo una stima di Technavio, riferita al periodo 2017-2021, negli Stati Uniti il segmento registrerà un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 3,95%.
Anche il mercato UE resta in scia, con uno sbilanciamento verso l’import, dettato soprattutto dalla maggiore disponibilità di molte materie prime (rattan, bambù, legno) in Asia. Un fenomeno che un’azienda leader come Eurofar International ha, invece, inglobato nei propri processi di produzione.
La multinazionale olandese, infatti, produce in Vietnam e in Indonesia, ma esporta in tutto il mondo, soprattutto grazie a un’ottima qualità dei suoi articoli e alla capacità di gestire qualsiasi ordinativo, garantendo assistenza (anche nella documentazione fiscale e di trasporto) e flessibilità. Non è un caso, inoltre, che Eurofar sia stata tra i primi a intercettare la nuova tendenza dell”ibrido”, mescolando i materiali e rinnovando il design.
Oltre alle proprie collezioni, Eurofar è in grado di produrre qualsiasi linea di mobili su indicazioni dei clienti. Prima di qualsiasi mobile vada in produzione, inoltre, l’azienda esegue un’articolata procedura di testing. I campioni sono testati non solo rispetto all’azione degli agenti atmosferici (sono marchiati ©U-VAX, per la resistenza ai raggi ultravioletti e alle intemperie), ma anche in relazione al loro impatto sulla salute e sull’ambiente. Eurofar, infatti, dispone di un proprio reparto Clean&Safety e rilascia il certificato di eco-compatibilità FSC® (C117418).
Gabriele Magliola ha recentemente presentato il catalogo 2018 di Eurofar a Spoga+Gafa, la fiera internazionale di settore tenutasi a inizio settembre a Colonia. Nell’occasione, i prodotti dell’azienda olandese hanno raccolto l’interessamento di buyers provenienti principalmente da Libano, Turchia, Cipro, Algeria, Giordania ed Emirati Arabi, a testimonianza del fatto che il trend positivo del segmento è fortemente influenzato anche dalla crescita dei cosiddetti nuovi mercati.